VIAGGIO SOLA
Ho appena visto un film, parla di una donna che viaggia per
il mondo per lavoro giudicando gli alberghi più lussuosi. Durante questi viaggi ha un
amico caro, un suo ex, che aspetta un figlio da una donna, una sorella alle
prese con la vita di routine con due figlie e un marito, e tutto questo ruota attorno. Ogni tanto questa
donna guarda questa vita degli altri come si guarderebbe un acquario. E’
combattuta: quella è la vera vita? E la sua solitudine dorata è davvero meglio?
Viaggiare soli è molto bello, credo, ma bisogna avercelo nel sangue. La vita, quella che tutti si aspettano, forse sin da piccoli, è quella ordinaria: in un
luogo, una famiglia, dei figli, un lavoro neutro.- A meno di sognare di fare la rockstar, e sono pochi.- Da
grandi se ci piace girovagare da soli, e non per piacere, ci fa venire
un mucchio di conflitti. E’ giusto che piaccia questa solitudine? Perché chi viaggia così una vita “normale”
non può certo averla.
Io ho provato quel lavoro e mi è piaciuto moltissimo e
tuttora girovago per lavoro o no e ogni volta che lo faccio è come se mi
sentissi viva, durante il viaggio. Ciò che devo ancora capire è quella strana
sensazione di solitudine che mi assale quando quella felicità desidero
condividerla al mio arrivo nell'albergo di turno. Ho risolto il problema, credo, guardando la vita dei passeggeri
che incontro: guardo cosa fanno, cosa dicono. Come un’ombra ascolto, mi faccio
un’opinione ma sempre da una giusta distanza. E poi rifaccio la valigia e mi
sorprendo quanta vita ci sia dentro oltre ai vestiti.
La mia casa è accogliente ma non placa la mia voglia di viaggiare per sentirmi davvero me stessa, la mia casa è un nido prima di spiccare il prossimo volo. Anche a questo dovrei proprio riflettere.
Questo periodo sto viaggiando e so che viaggerò ancora ed è
proprio questo che mi conforta nella solitudine della stasi che forzatamente
esiste tra un viaggio e l’altro.
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